Ornella Vanoni

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Figlia di un industriale farmaceutico, dopo avere studiato dalle Orsoline, frequenta diversi collegi in Svizzera, Francia e Inghilterra col desiderio di diventare estetista.
Tornata a Milano si iscrive nel 1953 all’Accademia di arte drammatica del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler; in breve ne diviene l’allieva prediletta, nonché la compagna.
«Sono stata una ragazza inventata. Inventata dagli altri. Di mio avrei voluto fare l’estetista, niente di più. Avevo l’acne e avrei voluto curare la pelle, la mia e quella degli altri. Ero andata a studiare Lingue in Inghilterra, in Svizzera, in Francia e quando tornai a Milano non sapevo che cosa fare. Fu un’amica di mia madre a lanciare l’idea: “Hai una bella voce, perché non fai l’attrice?”. Mi iscrissi alla scuola di recitazione del Piccolo. Il giorno degli esami d’ammissione ero terrorizzata, tanto da sentirmi male. Con la V di Vanoni venni chiamata per ultima, sapevo che nella commissione c’erano grossi nomi, Strehler, Paolo Grassi, Sarah Ferrati. Quando mi hanno chiamata, avevo il cuore a mille. Recitai un pezzo dell’Elettra, ero follemente emozionata, chiedevo scusa a tutti, mi interrompevo… A un certo punto ho sentito una voce femminile: “Attenzione, qui c’è qualcosa”. Era della Ferrati. Mi presero. Dopo un anno divenni la compagna di Strehler, era il ’55. E fu scandalo. Avevo vent’anni, lui era sposato, non c’era il divorzio e, per di più, viveva da solo, era di sinistra ed era un artista. Mia madre si lamentava, piangeva: “Così ti rovini, ti devi sposare…”»
Nel 1956 debutta come attrice in Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello.
Il suo debutto canoro risale invece al 13 aprile 1957, data della prima rappresentazione al Piccolo de I Giacobini di Federico Zardi, opera in cui interviene durante i cambi di scena cantando un paio di ballate della Rivoluzione Francese (Les rois s’en voint e La Seine est rouge), interpretate con piglio insolito e spigoloso.
Nasce, dunque, l’idea di una cantante “intellettuale”, impegnata, sofisticata, che suscita sin da subito un certo interesse, tanto che l’anno seguente, Giorgio Strehler decide di cucirle addosso un vero e proprio repertorio.

Le canzoni della mala
«Al Piccolo leggevo e imparavo tutto. Spiavo mostri come Tino Buazzelli e Sarah Ferrati. Respiravo le loro voci, rubavo i gesti. E Strehler? Mi mette a cantare ballate nell’intervallo dei Giacobini, sai quando gli spettatori tossiscono? Be’: alla faccia sua, è un trionfo. Allora l’amico Gino Negri dice che sarei adatta alle canzonette da cortile. “Ma no, facciamo le canzoni della mala” disse il maestro, magnanimo. Così si sono messi lì Dario Fo e Fiorenzo Carpi e sono nate Ma-mì e Le mantellate…»
Insieme ad autori come Fausto Amodei, Fiorenzo Carpi, Dario Fo e Gino Negri, Strehler trae infatti spunto da alcune antiche ballate dialettali narranti vicende di cronaca nera, per procedere alla stesura di nuovi testi incentrati sul tema della malavita, aventi per protagonisti poliziotti, malfattori, carcerati, minatori, e inventando pertanto la definizione di canzoni della mala. Per alimentare la curiosità del pubblico, viene lasciato credere che si tratti di autentici canti popolari ricavati da vecchi manoscritti, e viene dunque allestita per lei la sua prima tournée teatrale, terminata con uno spettacolo a Spoleto, al Festival dei Due Mondi nel ’59.
Dell’ottobre 1958 è la sua prima incisione discografica per la storica etichetta Ricordi, che grazie all’editore Mariano Rapetti apre proprio con lei la propria sezione di musica leggera pubblicando un primo extended play intitolato Le canzoni della malavita. Il disco comprende sulla facciata principale le sue versioni di Saint Lazare di Aristide Bruant, e di Jenny delle Spelonche, tratta da L’opera da tre soldi di Bertold Brecht; sul retro compaiono invece gli inediti Senti come la vosa la sirena e Canto di carcerati calabresi, stampati anche su 45 giri singolo, il primo della sua discografia.
Nel dicembre 1959 esce un secondo EP intitolato Le canzoni della malavita vol. 2, contenente le assai più celebri Hanno ammazzato il Mario, La zolfara, Ma mi e Le mantellate, uscite contemporaneamente anche su singolo.
Le interpretazioni particolarmente enfatiche della Vanoni, caratterizzate da una timbrica vocale e da una gestualità alquanto inconsuete ma sensuali, incuriosiscono parecchio il pubblico, che inizialmente sembra in parte confondere le ambientazioni dei brani proposti con le vere origini della cantante.
Nel complesso, le canzoni della mala ottengono un buon successo, malgrado qualche critica di snobismo alto-borghese e l’intervento della censura radiotelevisiva che non ne apprezza i contenuti di alcuni testi. Per Ornella Vanoni, però, quello della mala inizia ad essere un cliché nel quale non intende essere rinchiusa.
«Le canzoni della mala all’epoca le amavo, ma non abbastanza coscientemente, come gli amori di quando sei troppo ragazza».
Terminato il rapporto con Strehler (del quale in seguito dichiarerà di non averne apprezzato lo stile di vita, ritenendolo inadeguato ad una ragazza poco più che ventenne), si allontana anche dall’ambiente del Piccolo, alla ricerca di un nuovo percorso artistico.
«Strehler è stato compagno, amico, padre, maestro. Forse troppe cose assieme, e cose che avvenivano troppo velocemente. Un rapporto così ti leva la leggerezza. Mi sentivo bambina in un cappotto troppo grande. E poi forse Giorgio mi amava più di quanto io amassi lui».

Anni sessanta: Paoli, Tenco e le canzoni d’amore
Nel 1960, alla Ricordi Ornella incontra Gino Paoli, col quale intraprende un’intensa love story, nonché una florida collaborazione artistica che le permette di cimentarsi con un repertorio a lei più congeniale. Paoli le scrive infatti una prima canzone d’amore dal titolo Me in tutto il mondo e successivamente le dedica, colpito dalle sue grandi mani, un vero e proprio ritratto musicale: la celeberrima Senza fine.
Ma il 6 giugno del ’60 sposa il noto impresario teatrale nonché ex cantante Lucio Ardenzi:
«Quel matrimonio fu un errore. Io volevo ancora bene a Gino e lui mi ha sconsigliato sino all’ultimo, minacciando persino di venire alla cerimonia a cantare Senza fine. (…) Il matrimonio non sta in piedi e quando nel 1962 nasce Cristiano, io e Ardenzi siamo già separati», «ero ancora innamorata di Paoli. Il giorno delle nozze non mi sarei dovuta presentare, avrei dovuto dire la verità, sarebbe stato più leale».
Nel 1961 partecipa a Canzonissima con Cercami: questa canzone, inizialmente destinata a Claudio Villa e che Ornella incide in lacrime dedicandola a Gino Paoli, è il suo primo 45 giri di grande successo commerciale, con oltre 100.000 copie vendute. Nello stesso anno, la Ricordi pubblica anche il suo primo album, che riunisce sei canzoni della mala sulla prima facciata, e sei canzoni d’amore sulla seconda.
Nel frattempo, prosegue la carriera teatrale ne L’idiota di Marcel Achard, impegno per il quale l’Istituto del Dramma Italiano la premia come rivelazione del teatro e che le vale anche il prestigioso Premio San Genesio come miglior attrice dell’anno. Il successo continua con “La fidanzata del bersagliere” di Edoardo Anton, che le frutterà il suo secondo Premio San Genesio come miglior attrice del 1963. Gli spettacoli sono entrambi prodotti dal marito, Lucio Ardenzi: «andavo in scena a soli venti giorni dalla nascita di nostro figlio, Cristiano, e per di più senza compenso. Allora lui era in difficoltà finanziarie e io avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo».
Nel 1963 sostituisce Lea Massari nel ruolo di Rosetta in Rugantino, celebre commedia musicale di Garinei & Giovannini che nel febbraio 1964 porterà la Vanoni sulle scene di Broadway.
Avvalendosi degli arrangiamenti e della direzione musicale di Iller Pattacini, continua ad incidere brani di Gino Paoli (Anche se, Che cosa c’è), di Luigi Tenco (Tu non hai capito niente), vincendo il Festival di Napoli 1964 interpretando in coppia con Modugno la celebre Tu sì ‘na cosa grande, classificandosi anche al secondo posto con l’esecuzione solista di Ammore mio.
Nel frattempo Senza fine diviene un successo internazionale, diventando parte della colonna sonora del film Il volo della fenice di Robert Aldrich.
Seguono una serie di partecipazioni al Festival di Sanremo: nel 1965 con Abbracciami forte, nel 1966 con Io ti darò di più (che diviene il suo più notevole successo commerciale degli anni sessanta, nonostante lei non ami affatto il brano), nel 1967 con La musica è finita di Nisa, Franco Califano e Umberto Bindi, nel 1968 con Casa bianca scritta da Don Backy, secondo posto in coppia con Marisa Sannia.

Conduce poi cinque puntate del varietà televisivo Studio Uno e lavora come attrice in alcuni film. Ornella cambia immagine e gestualità diventando ancor più sensuale ed elegante. Anche la sua voce abbandona il registro aggressivo e diventa più suadente, in particolar modo sulle note basse.
Nel frattempo cambia anche etichetta discografica e passa dalla Ricordi alla Ariston, pubblicando altri 45 giri di successo come Tristezza (1967, primo brano del repertorio brasiliano, che lei ha sempre amato riproporre), la sua versione di Un’ora sola ti vorrei (sempre del ’67) e Una ragione di più, prima sua prova di cantautrice datata 1969.
In questo periodo Ornella incide anche due album intitolati Ai miei amici cantautori e Io sì – Ai miei amici cantautori n.2, interpretando brani di quei cantautori che avevano maggiormente influenzato il suo percorso musicale.

Anni settanta: il successo, il Brasile, i New Trolls e il lato sexy
Nel 1970 Ornella partecipa ancora una volta al Festival di Sanremo con il brano Eternità che si classifica quarto, ma col singolo successivo, L’appuntamento di Roberto Carlos, Erasmo Carlos e Bruno Lauzi, ottiene il suo maggiore successo commerciale, rimanendo in classifica per molti mesi e vendendo 600.000 copie. Il brano viene inserito nella colonna sonora del film Tony Arzenta diretto da Duccio Tessari.
Nel 1971 la Vanoni prosegue con il suo spettacolo teatrale, iniziato a fine anni sessanta, pubblicando il suo primo album dal vivo (Ah! L’amore l’amore, quante cose fa fare l’amore!), registrato proprio in occasione di un recital tenuto al Teatro Lirico di Milano. Nello stesso anno i concerti della Vanoni si spingono fino all’Olympia di Parigi, il tempio della musica francese dove la sua esibizione si conclude tra le ovazioni del pubblico nonostante all’inizio fosse stata contestata la sua versione di Albergo a ore, tratta dal repertorio della Piaf.
Sempre nel ’71, esce un altro dei suoi cavalli di battaglia: Domani è un altro giorno, versione italiana di un brano di Tammy Wynette The Wonders You Perform. Il brano viene presentato a Canzonissima 1971 e viene inserito nella colonna sonora del film La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Per la finale della stessa edizione di Canzonissima, Ornella Vanoni interpreta Il tempo d’impazzire, scritta da Giorgio Calabrese e Andracco. È inoltre conduttrice del programma E tu che fai? Io questa sera vado a casa di Ornella, a cui partecipa come ospite anche Lucio Battisti; qualche settimana dopo registra la prima trasmissione a colori nella storia della televisione italiana, dal titolo Serata d’onore.
Nel 1972 è in classifica con ben tre LP (Un gioco senza età e le antologie Vanoni Hits e L’amore), pubblicando addirittura ben cinque singoli: Che barba amore mio (successo presentato a Un disco per l’estate e a Senza rete); Parla più piano, adattamento italiano dalla colonna sonora del film Il padrino; Quei giorni insieme a te, ottimo brano composto da Riz Ortolani per la colonna sonora del thriller Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci; Io, una donna (col più fortunato lato B E così per non morire), presentato in concorso all’autunnale Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia. Infine, Ma come ho fatto, viene utilizzato l’anno dopo come sigla finale del tv-show in quattro puntate intitolato L’appuntamento (regia di Antonello Falqui), in cui la Vanoni offre un nuovo saggio della propria versatilità artistica, dividendo coraggiosamente la scena con Walter Chiari, da poco uscito di prigione dopo una discussa vicenda di droga: il programma registra un ottimo indice di gradimento, replicando il successo già ottenuto alcuni mesi prima dal duo nello spettacolo teatrale Io con te, tu con me, insieme anche a Carlo Campanini.
Nel 1973 esce il singolo Dettagli: come L’appuntamento, è una cover brasiliana di Roberto Carlos, tradotta ancora una volta dallo stesso Bruno Lauzi. L’omonimo album Dettagli riscuote un enorme successo commerciale (circa mezzo milione di copie vendute). Nell’autunno dello stesso anno, incide un nuovo LP – l’ultimo per la Ariston – dal titolo Ornella Vanoni e altre storie, per lo più composto da cover straniere adattate in italiano: l’album si apre con un’ottima reinterpretazione della celebre Je suis malade di Serge Lama (adattata in italiano da Giorgio Calabrese col titolo Sto male), che la Vanoni presenta alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia.
Nello stesso anno viene scelta come testimonial pubblicitaria per la Martini, azienda per la quale girerà numerosi caroselli fino al 1976, interpretandone anche il celebre jingle.
Nel 1974 Ornella Vanoni lascia la Ariston e fonda – con l’aiuto di Danilo Sabatini (suo compagno dell’epoca) – una propria casa discografica: la Vanilla. Il primo album edito dalla nuova etichetta, distribuita dalla Fonit-Cetra, si intitola A un certo punto e raggiunge nuovamente i vertici della classifica totalizzando ancora una volta circa mezzo milione di copie vendute. Sul finire del ’74 è già pronto un nuovo LP: La voglia di sognare (1974), che prende titolo dall’omonimo, bellissimo brano scritto da Carla Vistarini e Luigi Lopez, premiato l’anno successivo anche dalla critica discografica.
Nel 1975 esce Uomo mio bambino mio, album da cui è tratta anche l’irriverente Non sai fare l’amore (P. Limiti – S. Fabrizio), censurata dalla RAI.
Nello stesso anno torna sul piccolo schermo accanto a Gigi Proietti, nello spettacolo Fatti e fattacci (che vince il prestigioso Festival della Rosa d’oro di Montreaux per l’intrattenimento), e successivamente in teatro, dove è protagonista nella commedia dell’amica Iaia Fiastri intitolata Amori miei, un grande successo da cui in seguito verrà tratto l’omonimo film interpretato da Monica Vitti.
Nel 1976 realizza, con la collaborazione di Sergio Bardotti, un prestigioso album insieme a Vinicius de Moraes e Toquinho: La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria. L’album, interamente registrato in presa diretta, ottiene uno straordinario successo di critica e pubblico. Nello stesso anno esce anche la hit Più (cantata con Gepy), che da il titolo all’omonimo LP.
L’anno successivo, dalla collaborazione con i New Trolls, nasce un nuovo doppio album (Io dentro / Io fuori), dal quale emergono successi come Ti voglio e Domani no. Segue una lunga e fortunata serie di concerti.
Nel 1977 la Vanoni posa nuda per la versione italiana di Playboy chiedendo come compenso, al posto del denaro, una sfera dell’artista Arnaldo Pomodoro, con il quale nasce una profonda amicizia.
Nel 1978 esce l’LP Vanoni, caratterizzato da atmosfere sensuali e testi sempre più audaci: Vorrei darti è il successo dell’album ed esce anche su 45 giri.
Nel 1979 pubblica il primo volume della serie Oggi le canto così, composta da quattro LP usciti tra il ’79 e l’82, nei quali la Vanoni reinterpreta alcuni suoi brani storici in versione rinnovata. Ritorna in tv a fianco del comico siciliano Pino Caruso per lo show Due come noi. Inoltre è protagonista, assieme a Ugo Tognazzi, del film I viaggiatori della sera, del quale Tognazzi è anche regista.

Anni ottanta: Ornella cantautrice, grandi collaborazioni e il jazz
Gli anni ottanta proseguono all’insegna di un’autoproduzione consapevole e un cambio di casa discografica, la CGD.
Aprono il decennio tre album di alto livello: Ricetta di donna (1980), Duemilatrecentouno parole (1981) e Uomini (1983). Per questi lavori, Ornella non si limita a collaborare alla produzione (di Sergio Bardotti), ma scrive anche da sé alcuni pezzi (tra gli altri, “Ricetta di donna”, “Per un’amica” e “Questa notte c’è”). Per la prima volta, interi album vengono concepiti in funzione di materiale proprio: “Bisogna darsi cariche nuove […] e poi non c’era questo materiale straordinario d’autore, che arrivasse sul tavolo”, dichiarerà la cantante in un’intervista del 1982. Ma la Vanoni fa di necessità virtù, e il riscontro di pubblico e critica è subito entusiastico. Adotta così una nuova formula di lavoro che diventa una costante e un brand per i lavori successivi.
Da questi dischi affiorano anche importanti collaborazioni con autori come Fabrizio De André (che traduce La famosa volpe azzurra di Leonard Cohen), Lucio Dalla (che produce I grandi cacciatori) e Giorgio Conte (che le affida l’autobiografica La discesa e poi il mare); nonché duetti con Gino Paoli, Toquinho, Roberto Vecchioni (Dentro gli occhi) e Pierangelo Bertoli, e successi discografici come Vai, Valentina e Musica, musica (dell’album Duemilatrecentouno parole, 1981).
Nel 1985 comincia una lunga serie di concerti in coppia con Gino Paoli: da questa tournée di grandissimo successo viene registrato il doppio disco Insieme.
Nel frattempo la Vanoni lavora anche allo spettacolo di prosa Commedia d’amore, presentato nei teatri al fianco di Giorgio Albertazzi e portatore di critiche positive.
L’anno seguente Ornella si reca a New York con Sergio Bardotti per registrare Ornella &…: un doppio disco che presenta una selezione di canzoni italiane d’annata (Ma l’amore no, Una sigaretta..), d’autore (Se stasera sono qui, Chissà se lo sai..) e dell’ultimo periodo (La donna cannone, Ancora..) rilette in chiave jazz, con la collaborazione di massimi esponenti del genere come George Benson, Gil Evans, Herbie Hancock, Ron Carter e altri.
Nel 1987 registra a Londra l’album “O” (prodotto da Greg Walsh e Ivano Fossati), che dà il via a un giro di concerti di alto livello, che sono anche i primi da sola, dal 1982. Per questa tournée Ornella sceglie nuovi musicisti, affianca ricercati pezzi di repertorio ai nuovi brani, e si avvale, per l’impianto scenico, degli amici Arnaldo Pomodoro e Gian Ruggero Manzoni (un piano inclinato triangolare movibile e trasformabile) e per i costumi di Gianni Versace (che ideò un aderente tubino nero lungo di base e accessori colorati cambiabili). Da questo momento, la Vanoni imprime la propria creatività anche sulla regia dei tour, a tratti impostata sul modello “Teatro-Canzone” di Giorgio Gaber, e che continua a recepire grande apprezzamento da parte del pubblico.
Nel 1989 torna al Festival di Sanremo con Io come farò, scritta per lei da Gino Paoli, che con Sergio Bardotti è autore dell’intero album Il giro del mio mondo. Con questo disco si conclude la collaborazione con Bardotti, ripresa poi nei primi anni Duemila.

Anni novanta
Nel nuovo decennio, dopo avere raggiunto il massimo della sua espressione artistica nell’interpretazione di canzoni d’autore legate alla sensualità e alla malinconia, Ornella punta ad atmosfere sempre più levigate e raffinate, accentuando i toni nasali.
La cantante inizia a diradare le sue apparizioni televisive e la produzione discografica è meno frequente. In questi anni si lega all’avvocato e manager veneziano Vittorio Usigli.
Nel 1990 esce l’album Quante storie, per metà scritto da Stefano De Sando. Trovano posto anche Insieme a te (successo col quale inizia la collaborazione con Mario Lavezzi), Effetti speciali (scritta da Mariella Nava) e una sua personalissima versione de La costruzione di un amore, scritta da Ivano Fossati per Mia Martini.
Nel 1992 esce Stella nascente, primo album di Ornella Vanoni con la produzione di Mario Lavezzi, che scrive anche il singolo omonimo insieme a Mogol. In questo disco, la Vanoni ritorna a firmare i testi di ben cinque canzoni, tra cui Perduto. Inoltre comincia anche la collaborazione con Grazia Di Michele, che scrive Non era presto per chiamarti amore. Stella nascente ottiene il disco d’oro per le vendite.
Nel 1995 è la volta di Sheherazade, prodotto ancora da Mario Lavezzi. Ornella Vanoni è autrice di otto dei dodici ritratti femminili del disco, incentrato e dedicato ancora una volta alla donna. Il titolo dell’album, Sheherazade (come anche il brano omonimo), vuole essere un riferimento e una dedica all’ingegno, alla creatività, al potere della seduzione e della bellezza, propri dell’essere donna: emblema di ciò è Sheherazade o Sharāzād, personaggio protagonista de Le mille e una notte, che riuscì a sfuggire alla morte per mano del re persiano Shāhrīyār, trasformando il suo odio in “lacrime d’amore”, grazie al suo fascino e alla sua fantasia. In una nota dell’album, la cantante definisce Sheherazade “il più grande archetipo femminile”.
L’album, arrangiato da più musicisti, è tra i più eterogenei circa le atmosfere e le sonorità presenti. Due i principali successi contenuti nel disco: Per l’eternità di Mogol-Lavezzi e Rossetto e cioccolato, scritta dalla stessa Ornella. Anche in questo disco collabora Grazia Di Michele, coautrice assieme alla Vanoni di ben tre brani, tra cui Sos (che nel 2009 Ornella dichiarerà essere la canzone che più rappresenta se stessa e l’amore). Tra gli altri brani, spiccano Lupa, Il mio trenino, I desideri delle donne e Angeli e no.
L’anno dopo, nel 1996, Ornella Vanoni avrebbe dovuto partecipare al Festival di Sanremo con un altro brano da lei firmato (Bello amore), ma poche ore prima della prova d’orchestra al Teatro Ariston, la melodia del brano (di Giuseppe Barbera) viene eseguita in un programma radiofonico della RAI, con un altro testo, da Emilia Pellegrino, la quale, avendo tentato senza successo la carriera di cantante presso il Centro Europeo Tuscolano di Mogol, secondo la stampa, avrebbe sottratto uno spartito con la melodia “incriminata” durante le attività musicali del CET, per poi riutilizzarla, mossa da frustrazione, per una sorta di vendetta personale (possibilmente favorita da qualcuno dell’ambiente). La stampa e la discografia si schierano a favore della Vanoni, definendo la sua una delle più belle canzoni in gara, ed è la Vanoni stessa a ritirarsi per prima dalla competizione, prima ancora di una decisione ufficiale della commissione del Festival di Sanremo. La Vanoni dichiara in una conferenza stampa che la sua partecipazione al Festival sarebbe comunque stata un “di più”, essendo impegnata nella fortunata tournée di Sheherazade (scenografia di Arnaldo Pomodoro e costumi di Gianfranco Ferré. La Vanoni dichiara in una conferenza stampa che la sua partecipazione al Festival sarebbe comunque stata un “di più”, essendo impegnata nella fortunata tournée di Sheherazade (scenografia di Arnaldo Pomodoro e costumi di Gianfranco Ferré), della quale inizialmente era anche prevista la realizzazione di un album dal vivo. Bello amore viene comunque incluso in una nuova ristampa di Sheherazade, che riceve il disco d’oro per le vendite.
Nel 1997 registra con Paolo Fresu un altro straordinario album, Argilla, nel quale la Vanoni rilegge in chiave jazz alcuni grandi successi internazionali, talvolta tradotti in italiano, come il singolo Viaggerai.
Nel 1999 accompagna Enzo Gragnaniello in gara al Festival di Sanremo duettando in Alberi, canzone che si classifica al quarto posto nella categoria Campioni. La Vanoni è anche la prima cantante a ricevere sul palco del Teatro Ariston il Premio alla Carriera, istituito proprio in quell’edizione.
Alberi viene inserita nell’album Adesso, disco dal vivo registrato durante il tour di Argilla (1998): nel cd è presente anche un testo di Samuele Bersani su musica di Sakamoto, Isola.

Anni duemila
Nel 2000 Ornella collabora con i Delta V; da questo incontro nascono dei concerti estivi in alcuni luoghi artistici d’Italia come il Teatro romano di Verona o lo Sferisterio di Macerata.
Nel 2001 incide due album di cover, prodotti da Mario Lavezzi, in cui rivisita alcuni grandi successi italiani degli anni sessanta e settanta in chiave moderna: Un panino una birra e poi… e E poi… la tua bocca da baciare, col quale passa alla Sony Music. I due album le valgono rispettivamente un disco di platino e disco d’oro per le vendite.
Nel 2002 esce anche un disco dedicato alle canzoni di Burt Bacharach (Sogni proibiti), mentre l’anno successivo esce Noi, le donne noi, raccolta di alcune delle sue più belle canzoni dedicate al mondo delle donne, in versione riarrangiata, unitamente ad alcuni commenti in forma di poesia, recitati dalla stessa Vanoni. L’inedito Noi, le donne noi è la sigla finale de Il bello delle donne, fiction interpretata, fra le altre, da Nancy Brilli, che ne incide la sigla in coppia con la stessa Vanoni e canta nel brano Ricetta di donna.
Nel 2004 Ornella e Gino Paoli incidono l’album di inediti Ti ricordi? No non mi ricordo (disco di platino per le vendite) e nel 2005 partono dopo vent’anni con un altro lunghissimo tour di successo, da cui verranno estratti un doppio CD e un DVD. Nel marzo 2005, insieme a Gino Paoli, riceve nel Teatro Rendano di Cosenza il “Riccio d’Argento” di Fatti di Musica, la rassegna diretta da Ruggero Pegna, per il “Miglior Concerto Teatrale dell’Anno”.
Nello stesso anno, la canzone L’appuntamento viene inserita nella colonna sonora della pellicola di Steven Soderbergh Ocean’s Twelve.
Anticipato dal singolo Gli amanti, che riscuote un buon successo, il 28 settembre 2007 viene pubblicato Una bellissima ragazza, il primo disco di inediti dal 1995 (anno di Sheherazade); realizzato prevalentemente con Mario Lavezzi e Pacifico, l’album vanta anche la partecipazione di Renato Zero, Ron e Grazia Di Michele come coautori, nonché la tromba di Paolo Fresu e la voce di Mario Biondi (nel brano Cosa m’importa). La scrittura degli archi porta la firma di Gianfranco Lombardi, già partecipe ai lavori de L’appuntamento (1970) e la direzione d’orchestra di Luigi Lombardi d’Aquino. Una bellissima ragazza vale alla Vanoni il Premio Lunezia per il valor musical-letterario delle canzoni nella categoria “Pop d’autore”.
L’album viene realizzato in seguito alla conversione di Ornella al Cristianesimo evangelico pentecostale, e dedicato a Gesù Cristo. In copertina appare il ringraziamento a “Gesù con tutto il cuore, noi due sappiamo perché”.
Il 17 ottobre 2008 viene pubblicato l’album Più di me, raccolta dei suoi grandi successi interpretati in duetto con alcuni illustri colleghi, fra cui Mina (Amiche mai), Eros Ramazzotti (con Solo un volo, primo singolo estratto), i Pooh (Eternità), Jovanotti (Più e Io so che ti amerò), Fiorella Mannoia (Senza paura), Claudio Baglioni (Domani è un altro giorno), Lucio Dalla (Senza fine), Gianni Morandi (La musica è finita), Carmen Consoli (L’appuntamento), e la rivelazione dell’anno Giusy Ferreri (Una ragione di più). Il giorno seguente, per festeggiare i 50 anni di carriera, Ornella tiene un grande concerto in piazza Duomo a Milano davanti a una folla di 30 000 persone. Il disco riscuote un ottimo successo commerciale (oltre 200.000 copie vendute), ricevendo il doppio disco di platino, mentre il duetto con Eros Ramazzotti conquista la prima posizione nella classifica dei brani più scaricati legalmente.
Nel 2009 partecipa alla 59ª edizione del Festival di Sanremo come madrina della giovane cantante Simona Molinari, con cui duetta nel brano Egocentrica. Durante la serata interpreta anche Vedrai vedrai di Luigi Tenco, e ricorda Mino Reitano cantando Una ragione di più.
Nell’aprile dello stesso anno è guest star dello spettacolo Shock, balletto sulla catarsi dei vizi capitali, ideato e diretto da Andrea Forte Calatti e in scena al Teatro degli Arcimboldi, in cui Ornella interpreta due brani inediti sulle cui note danzano i Ballerini del Teatro alla Scala: La stagion lieta, tratta dal testo di Giosuè Carducci musicato da Alberto Soresina, e Una nuova vita, testo di Andrea Forte Calatti e musiche di Stefano Sanpietro.
Il 15 maggio 2009 esce per la Sony il primo volume del progetto di Alberto Zeppieri “Capo Verde, terra d’amore”, per il World Food Programme delle Nazioni Unite: Ornella interpreta “Buona Vita” (Chantre, Vanoni, Zeppieri), duettando con il compositore originale Teofilo Chantre.
Il 13 novembre 2009 esce il disco Più di te, dedicato ancora una volta al mondo dei cantautori: Ornella Vanoni canta al maschile testi come Alta marea (Antonello Venditti), Quanto tempo e ancora (singolo che ha anticipato l’album, di Biagio Antonacci), Dune mosse (Zucchero Fornaciari), La mia storia tra le dita (Gianluca Grignani), Ogni volta (Vasco Rossi), e duetta con Lucio Dalla, Gianni Morandi, Mario Lavezzi (Vita), Samuele Bersani (Replay), Pino Daniele (Anima), Ron (Non abbiam bisogno di parole), Gianna Nannini (I maschi). Quest’ultimo album ottiene il disco d’oro per le vendite.
Con Claudio Baglioni ha di nuovo duettato nel disco Q.P.G.A., con la canzone Fiore de sale.

Anni duemiladieci
Il 25 luglio 2010 riceve il Premio Lunezia alla carriera.
Il 5 ottobre dello stesso anno esce per la Sony Music un nuovo disco dal vivo, registrato l’anno precedente durante alcune serate esclusive al Blue Note di Milano: Live al Blue Note.
Il 26 ottobre 2010 esce Donne dei Neri per Caso, album di duetti a cappella con importanti artiste donne, tra le quali Ornella Vanoni, che reinterpreta Io che amo solo te di Sergio Endrigo.
Nel 2011 incide con Roberto Vecchioni una nuova versione di Dentro gli occhi, canzone con cui i due avevano già duettato nell’album Hollywood Hollywood (1982). In settembre ritorna a cantare le Canzoni della Mala al Piccolo Teatro di Milano insieme a Peppe Servillo, e partecipa come giudice al nuovo talent show di Rai 2 Star Academy. Nel mese seguente viene pubblicata la sua autobiografia Una bellissima ragazza.
Nell’estate del 2012, la cantante Katy Garbi pubblica per il mercato greco un duetto virtuale con Ornella Vanoni nella sua canzone Buona vita (tratto dall’album Una bellissima ragazza, del 2007), riscuotendo un buon successo di classifica. Nello stesso periodo, riceve a Capri il prestigioso Premio Faraglioni, riconoscimento patrocinato dal Presidente della Repubblica.
L’11 marzo 2013 viene presentato al Piccolo Teatro di Milano il docu-film di Alexandra della Porta Rodiani sulla vita dell’artista, intitolato Ornella Vanoni. Ricetta di donna.
Anticipato dal singolo estivo Basta poco, il 10 settembre 2013 esce con la consueta produzione di Mario Lavezzi, l’album Meticci (Io mi fermo qui), nel quale Ornella collabora anche con Nada e Franco Battiato, annunciandolo come il suo ultimo lavoro di inediti. Nel frattempo, la cantante porta avanti una serie di concerti jazz, iniziati in Svizzera, ad Ascona, con la All Star Jazz Band, e prosegue con altre date a New York, a Venezia ed al Blue Note di Milano.
Il 16 ottobre 2013, Giornata Mondiale dell’Alimentazione, Ornella è presente nel quarto volume musicale prodotto da Alberto Zeppieri per il World Food Programme delle Nazioni Unite, intitolato Capo Verde, terra d’amore, con il brano La parola (E’ preciso perdoar), cantato in coppia con Gino Paoli.
Nel febbraio 2014 Ornella annuncia la sua ultima tournée teatrale intitolata Un filo di trucco, un filo di tacco. A maggio, è ospite della sesta puntata del serale di Amici di Maria De Filippi, ed apre inoltre il quinto volume di Capo Verde, terra d’amore, album prodotto da Zeppieri per il mensile italiano Musica Jazz, con una nuova versione di Buona vita, assieme a Katy Garbi e alla tromba e al flicorno di Paolo Fresu.
Nel 2015, dopo aver festeggiato il traguardo degli ottant’anni, riprende ad esibirsi dal vivo con il tour Un filo di trucco, un filo di tacco e contemporaneamente ritorna sul grande schermo recitando al fianco di Claudio Bisio, Renato Pozzetto e Frank Matano nel film di Alessandro Genovesi Ma che bella sorpresa.
Nel settembre dello stesso anno partecipa al tributo della rivista Musica Jazz in occasione del decennale della scomparsa di Sergio Endrigo, interpretando Uomini nella raccolta Momenti di jazz. A dicembre le viene conferito il Premio Elsa Morante Musica alla Carriera, come riconoscimento per la lunga e virtuosa carriera.
Tra il 2015 e il 2016, la cantante è nuovamente in tour con un ennesimo spettacolo totalmente acustico, dal titolo Free soul. «Il concerto si apre con la voce di Vinicius De Moraes che recita una poesia e poi la scaletta spazia dal jazz alla bossanova, dai suoi grandi successi e ad alcune chicche che Ornella regalerà al pubblico, senza tralasciare le radici soul che da sempre accompagnano le sue interpretazioni più intense. L’aspetto più emozionante del concerto rimane il dialogo verbale tra Ornella e il pubblico: a ruota libera, senza un copione scritto, racconta la libertà dell’anima.»

Fonte: Wikipedia

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