Giuseppe “Pino” Donaggio (Burano, 24 novembre 1941) è un cantautore e compositore italiano.
Gli esordi come cantautore
Cresce in una famiglia di musicisti e a dieci anni comincia a studiare il violino, prima al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e poi al Giuseppe Verdi di Milano, dove collabora anche con il maestro Claudio Abbado. Nella seconda metà degli anni cinquanta scrive brani per altri cantanti, ma nel 1959 scopre il rock and roll e incide i primi dischi. Debutta al Festival di Sanremo 1961 con Come sinfonia, un brano classicheggiante che rivela i suoi trascorsi di conservatorio, arrangiato e diretto da Angelo Giacomazzi e rieseguito da Teddy Reno. Come sinfonia ottiene un notevole successo discografico, arrivando primo in classifica per tre settimane ed è poi inciso anche da Mina; non mancano tuttavia nel suo primo repertorio motivi più semplici, come Pera matura e Il cane di stoffa.
Torna a Sanremo nel 1963 e ottiene il terzo posto con Giovane giovane, un twist eseguito in coppia con Cocky Mazzetti che arriva in prima posizione per due settimane. Questa canzone dà anche il nome al gruppo che lo accompagna dal vivo e su disco, appunto i Giovani Giovani, composti da Sandro Orlandini alla batteria, Armando De Cillis al basso, Alberto Bandel al pianoforte (poi sostituito da Gianni De Sabbata) e Nico Lo Muto alla chitarra. Ancora un pezzo intimista nel Festival di Sanremo 1964 (Motivo d’amore), per arrivare all’edizione successiva con quello che sarà il suo maggiore successo, Io che non vivo (senza te) che arriva prima in classifica per tre settimane.
La canzone viene presentata in seconda esecuzione da Jody Miller, ma un’altra cantante presente alla stessa edizione del Festival, Dusty Springfield, decide di farla sua e di inciderla una volta tornata a Londra. Nella sua versione in lingua inglese, intitolata You Don’t Have to Say You Love Me, il brano fa il giro del mondo entrando nelle classifiche di vendita di moltissimi paesi. Numerosi artisti di fama internazionale, tra cui Elvis Presley, vorranno includerla nel loro repertorio, tanto che You Don’t Have to Say You Love Me è divenuta con gli anni un classico di tutti i tempi. Dopo altre partecipazioni a Sanremo (Una casa in cima al mondo, Io per amore, Le solite cose), a “Un disco per l’estate” (Quando è sera nel 1964, Pensa solo a me nel 1965, Svegliati amore nel 1966, Un brivido di freddo nel 1967 e Il sole della notte nel 1968), al Festival delle Rose (Gianni) e a “Canzonissima”, il suo successo commerciale come cantante comincia a declinare.
Scaduto il contratto con la Columbia, casa discografica con cui aveva esordito, firma con la Carosello che tenta il rilancio attraverso nuove partecipazioni a Sanremo (Che effetto mi fa, 1970, L’ultimo romantico, 1971, Ci sono giorni, 1972). Nel 1976 si avvicina alla canzone “impegnata”, pubblicando per la Produttori Associati l’album Certe volte…, che vede all’armonica la collaborazione del giovane cantautore veronese Massimo Bubola, che firma anche il testo di Naturale, e alla batteria Tullio De Piscopo. Una canzone di questo disco, Mario, diventerà molto nota tre anni dopo nell’interpretazione di Enzo Jannacci.
La seconda carriera come autore di colonne sonore
Nel 1973 esordisce come musicista di colonne sonore con il thriller A Venezia… un dicembre rosso shocking (Don’t Look Now) di Nicholas Roeg. Il film è un successo clamoroso e gli vale il premio della stampa inglese per la migliore colonna sonora dell’anno. Il regista Marcello Aliprandi lo chiama per musicare Corruzione al palazzo di giustizia con Franco Nero e Un sussurro nel buio, un altro thriller in cornice veneziana. Proprio mentre sta musicando quest’ultimo, Donaggio viene contattato da Brian De Palma che, avendo apprezzato il suo lavoro con Roeg, gli chiede di realizzare una colonna sonora nello stile di Bernard Herrmann, appena scomparso, per il suo nuovo film intitolato Carrie, lo sguardo di Satana: il risultato è eccezionale. Nonostante il film successivo di De Palma, Fury, venga musicato da John Williams, il regista statunitense richiama Donaggio per Home Movies, ammettendo che la sua musica è più funzionale al suo cinema.
Comincia uno dei sodalizi più celebri nella storia del cinema, che confeziona capolavori del rapporto immagine-musica come Vestito per uccidere, Blow Out, Omicidio a luci rosse. Nel 1993, De Palma richiama Donaggio per Doppia personalità. Nel frattempo Donaggio, diventato richiestissimo, si specializza in colonne sonore per horror raffinati come Un’ombra nel buio con Lauren Bacall, Déjà vu, Trauma di Dario Argento, ma è anche uno dei compositori preferiti da giovani cineasti destinati a diventare famosi come Joe Dante (Piranha e L’ululato). Donaggio non disdegna nemmeno la commedia di Non ci resta che piangere della coppia Benigni – Troisi, Il mio West con Pieraccioni e Bowie, drammi sociali come Il caso Moro e Giovanni Falcone entrambi di Giuseppe Ferrara e l’erotismo sofisticato di Liliana Cavani per Interno berlinese.
Proprio per la Cavani, Donaggio realizza una delle sue migliori colonne sonore, quella per il drammatico Dove siete? Io sono qui con Chiara Caselli. Sempre molto attivo per la televisione, Donaggio è tornato all’horror statunitense con il brillante Il figlio di Chucky, in cui cita con ironia gli stilemi musicali resi celebri in Carrie e Horror Puppet. Tra i suoi lavori più recenti, quelli per i film di Sergio Rubini e soprattutto La terra e Colpo d’occhio. Negli ultimi anni c’è stata una grande collaborazione tra Pino Donaggio e Rai Fiction; Donaggio è quindi l’autore delle musiche di molte fiction italiane, tra cui quelle della serie Don Matteo. L’11 febbraio 2015 è ospite durante la seconda serata del 65º Festival di Sanremo condotto da Carlo Conti ricevendo il Premio alla Carriera Festival di Sanremo.
Fonte: Wikipedia