Giganti

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Corre il 1964 quando Sergio Papes (Enrico Maria è il secondo nome) alla batteria, Giacomo Di Martino (Mino) alla chitarra e suo fratello Sergio al basso, allora ventenni, fondano il gruppo musicale “I Giganti”. Dopo un’esperienza musicale stravagante e scanzonata con il gruppo I Califfi di Clem Sacco e Guidone e i suoi amici, Papes e Mino decidono di dare un’impronta musicale innovativa alla loro vita artistica. Siamo al crepuscolo di un’epoca spensierata quando si avvertono i primi segnali di un radicale cambiamento nel costume e nel pensiero di milioni di persone. Il movimento studentesco di Berkley, la crisi cubana, il rifiuto della guerra del Vietnam innescano una spirale di contestazione giovanile che, intrecciando elementi politici a tematiche sociali, stravolgerà il conformismo delle famiglie, al di là e al di qua dell’Atlantico.La musica respira quest’aria, se ne nutre, sviluppa toni sfacciatamente politici e diviene il catalizzatore della protesta. I Giganti accolgono il vento di novità che arriva dagli States, scrivono testi dallo stile beat come “La bomba atomica”, prima canzone antinucleare, “Giorni di festa”, “Il castello di Samuele”. Alcuni di questi brani resteranno solo dei provini. Solo più tardi saranno riscoperti dalla Ri -Fi Records e raccolti in un LP dal titolo “Mille idee dei Giganti”, contenente brani assolutamente inediti del gruppo. In questo periodo I Giganti iniziano un’interessante collaborazione con il grande Ghigo Agosti (quello di “Coccinella”, “Stazione rock”, “Tredici vermi col filtro”…) e insieme si esibiscono nei locali milanesi più trendy del momento come il Bounty e il Santa Tecla.
Un’anima eclettica, un look esistenzialista

Nel 1965 si unisce al trio, alle tastiere, Francesco Marsella detto Checco. E’ un incontro karmico, che imprime un tocco di originale raffinatezza alla personalità musicale della band.Il difficile progetto di combinare voci molto diverse tra loro, porta al risultato di un’insolito ed originalissimo ensamble vocale. La scelta musicale del gruppo cade sin dall’inizio su brani melodicamente educati, accurati impasti vocali e suggestivi toni baritonali cadenzati da allegri coretti, con rotazione del ruolo della voce conduttrice. Il look curato esprime un’eleganza anticonvenzionale, un’aria colta modello “esistenziale”. Una “normalità ” distante dal clichè¨ del musicista scapigliato, tipico della tradizione sessantottina, ma altrettanto anticonformista. Allora andavano di moda le cover e I Giganti piuttosto che scegliere brani di alta popolarità e sicuro successo pescano nei fondali della musica d’importazione pezzi anonimi per autografarli con un’impronta vocale inconfondibile. Ne sono esempio brani come “Solo per voi” (“Bad boy” di Louis Arnmstrong) e “Fuori dal mondo”(Keep Searching” di Del Shannon). Nei primi mesi del 1966 l’amico Pino De Vita fece sentire, al pianoforte, ai Giganti un motivetto allegro e che “camminava” bene. I Giganti ci lavorarono, decisero che ciascuno avrebbe potuto esprimere il proprio pensiero sul tema dell’amore. E cosଠfu. Nacque “Tema” che si classifica terza al Disco per l’Estate e balza in testa alla hit-parade dei dischi più venduti per l’intera stagione. E’ un inno all’amore, alla purezza dei buoni sentimenti, una melodia garbata, lontana dalla trasgressiva e dirompente energia dei “rockettari” colleghi d’oltre oceano.
Inizia il successo e….arriva la censura!

I Giganti sono richiestissimi in tutti i locali d’Italia, sviluppano dal vivo un sound sofisticato, abbinato a soluzioni vocali pirotecniche. Il tam tam del popolo del rock porta lontano l’eco di emozionanti concerti dal repertorio curato nei minimi dettagli, arrangiato ad arte per entusiasmare un pubblico in visibilio . L’impatto con il brano intitolato Una ragazza in due (Down came the rain di Mitch Murray) è sbalorditivo: quel titolo malizioso scandalizza una società che sembra invecchiata di colpo. Nonostante la censura della Rai – che boicotta il brano definendolo “esagitato” – il disco riscuote un successo fulmineo. E’ un trionfo che spalanca finalmente le porte della televisione sui complessi musicali e su generi musicali fino ad allora snobbati e censurati.
Il megafono dei movimenti pacifisti

La partecipazione ad importanti manifestazioni canore, come l’esibizione al Festival di Napoli con “Ce vò tiempo” in coppia con Peppino Di Capri, conferma lo spirito eclettico della band. Il successo si riconferma con la partecipazione al Festival di Sanremo del ’67 con il brano “Proposta”. E’ un Sanremo drammatico: si suicida Luigi Tenco. Fu proprio in quell’occasione che Gaber gli chiese cosa ne pensasse de I Giganti e lui rispose:”Hanno le pistole e sparano solo cioccolatini!”. Si respira un clima polemico tra chi sostiene l’onda contestatrice de I Giganti e chi ritiene che il brano esprima una protesta “all’acqua di rose”. Sono tempi confusi, tutta la musica leggera italiana si mescola in un calderone di vecchio e nuovo, con urli e voci flautate. “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” è lo slogan di pace lanciato col brano “Proposta” che diventa il megafono di una generazione arrabbiata. E’ come una lunga scossa elettrica che, viaggiando sulle onde sonore della musica, raggiunge i giovani pacifisti di allora e li unisce in un impeto di rivolta contro l’ordine costituito. La partecipazione al Cantagiro con il singolo dal titolo Io e il presidente scatena un ciclone di polemiche poichè il testo sembra far implicito riferimento a Giovanni Leone. Radio e T.V. censurano il brano e “consigliano” a I Giganti di “scremare il pezzo”. Risultato? Terzo posto al Cantagiro, niente tagli al testo, applausi dalla critica ma….un flop di vendite!! L’ ostruzionismo dei media alla promozione del disco si fà sentire… L’inarrestabile successo del gruppo prosegue nel ’68: I Giganti sono a Sanremo e cantano in coppia con Massimo Ranieri il brano “Da bambino”, abbinato nel 45 giri ad un’altra composizione dal titolo insolente, “Tabù”. E’ sicuramente un momento felice per il gruppo: escono altri due 45 giri: “Summertime”, divertente versione del brano di Gershwin, abbinato a “Un uomo va” e “Sixteen Tons”, geniale riadattamento di una cover dei Platters.
Gli anni difficili: le strade si dividono…

Sono anni di grandi cambiamenti nel mondo. Il ’68 è un fiume in piena di trasgressioni e fermenti rivoluzionari caldeggiati dal movimento hippie. I giovani sentono di appartenere alla grande famiglia dei “figli dei fiori”. Lo scioglimento dei Beatles ha sulla musica l’impatto di un big bang. Inaspettatamente anche su I Giganti si scatena una grave crisi artistica ed esistenziale. Lo stress da successo accumulato negli ultimi due anni unito al desiderio di imprimere una svolta decisiva alla loro musica e alla loro vita inducono I Giganti a salutare bruscamente il pubblico del rock. I giornali scandalistici raccontano di una lite furibonda intercorsa tra Papes e Sergio per futili motivi. E’ bella ma difficile la vita per quattro giovani ragazzi che da centomila a sera arrivano a prendere cachet che superano il milione! Racconta Papes: “Avevamo macchine esagerate e sperperavamo i soldi pagando cene anche a chi non conoscevamo! Niente droghe, al massimo qualche spinello..ma non era roba per noi..” (“L’Italia del Rock”- La Repubblica, 1995). Da questo momento le vite artistiche dei quattro componenti percorrono strade differenti. Ma la voglia di suonare e l’energia sprigionata da quattro personalità eclettiche e creative (e altrettanto spigolose tra loro!) spingono iI gruppo a riavvicinarsi nel 1970. I Giganti incidono due brani: “Voglio essere una scimmia”, con cui partecipano al Cantagiro; “Charlotte” e “Tutta tutta” che fa parte della colonna sonora del film “Venga a prendere il caffਠda noi” di Ugo Tognazzi.
Il coraggio della contestazione e l’impegno sociale

La verve artistica del gruppo riesplode nel 1971 con Terra in bocca, un concept album nel quale parole e note si fondono alla perfezione, che affronta apertamente un tema spinoso: la mafia. Il gruppo sembra essere troppo avanti, troppo temerariamente coraggiosi sono i temi sociali affrontati ed ancora una volta I Giganti si scontrano con la censura. Il disco – al quale collaborano Vince Tempera, Ellade Bandini, Ares Tavolazzi, Marcello Della Casa e Gigi Rizzi – nato per essere portato anche in teatro, sarà trasmesso solo una volta alla radio. L’amarezza e la rassegnazione sgretolano nuovamente la band. Il 28 febbraio 1996, dopo una lunga malattia, muore Sergio Di Martino, bassista dalla voce incantevole e cuore pulsante del gruppo..

FONTE : www.giganti.it/

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